Il respiro e i polmoni nel periodo del Covid-19

Il respiro e i polmoni nel periodo del Covid-19

COVID-19 ha riportato l’attenzione proprio sul Respiro, dove la Scienza moderna crede che tutte le cose iniziano e finiscono. I medici di tutto il mondo stanno trovando il modo di affrontare il virus, che entra, rimane e si moltiplica prima nel sistema respiratorio superiore e, quando è fortificato, attacca il sistema respiratorio inferiore.

Scenario 1: il professore associato dell’Università della Northumbria, Sterghios Moschos, sta conducendo una ricerca su un dispositivo per raccogliere campioni di respiro che potrebbero essere testati in pochi minuti. Se i test dimostrano che è in grado di rilevare il virus, i suoi risultati potrebbero essere più rapidi e più affidabili dei test attuali, dice.

Il suo kit è semplice. Tutto ciò che vi sarà chiesto di fare è: “Per favore, respiraci dentro”. I test attuali usano per lo più tamponi per il naso e la gola, perché i campioni del torace sono disponibili solo se il paziente tossisce muco. I dati contenuti nei documenti rilasciati dai ricercatori cinesi mostrano che il metodo del tampone che viene usato in tutto il mondo in questo momento non è affidabile, dice il dottor Moschos. Egli ritiene che il suo dispositivo funzionerebbe meglio perché testa il respiro, che ha circolato nel torace.

Scenario 2: Un giornalista di Madre Jones ha contattato Loren Rauch, un medico del pronto soccorso della comunità dell’Antelope Valley Hospital di Los Angeles, per verificare la veridicità dell’affermazione che “il nuovo coronavirus potrebbe non mostrare segni di infezione per molti giorni”. Quando si ha la febbre e/o la tosse e si va in ospedale, il polmone è solitamente al 50% di fibrosi”.

Rauch ha risposto: “Questo non significa nulla. La fibrosi è un processo cicatriziale tardivo. Si può avere il 50% dei polmoni colpiti dal virus, che causa polmonite o liquido nei polmoni. Se riesci a respirare bene, non andare dal medico. Andate solo se non riuscite a respirare o siete molto malati”. [Mina italica].

Scenario 3: L’ansia e lo stress sono in aumento. Il dottor John Sharp è uno psichiatra certificato dal consiglio di amministrazione della facoltà di medicina di Harvard e della David Geffen School of Medicine dell’UCLA. È stato votato dai suoi colleghi per l’inclusione tra i migliori medici in America negli ultimi 10 anni. Il 12 marzo ha pubblicato suggerimenti su come sconfiggere lo stress durante il COVID-19, sul sito web della Harvard Medical School.

Il 4 di dicembre, prima di aver letto i consigli del dottor Sharp, avevo già pubblicato alcuni consigli sul come affrontare emotivamente il periodo del COVID-19, inclusa una diretta, ed ecco alcuni modi provati e veri per rilassarsi: lo Yoga. Non sei una persona che pratica yoga? Non importa basta avere la volontà di provare. A volte provare cose nuove e scoprire nuove attività di cui si può beneficiare e di cui si può godere può essere una gradita e sana distrazione. La medesima cosa con la meditazione che porta a regolare il respiro senza sforzo e calmare la mente (la così detta monkey mind -sempre in movimento).

Il respiro e i polmoni nel periodo del Covid-19

E infine, la respirazione controllata. “Una tecnica semplice si chiama respirazione quadrata. Visualizzate il vostro respiro che viaggia lungo un quadrato. Mentre si seguono le istruzioni per inspirare, trattenere il respiro, o espirare, contare lentamente fino a tre per ogni lato. Provate ora. Inalate il primo lato del quadrato. Contare lentamente uno, due, tre. Trattenete il respiro dall’alto. Uno, due, tre. Espirate dall’altro lato del quadrato. Uno, due, tre. Poi trattenere il respiro attraverso il fondo. Uno, due, tre. Dopo qualche minuto di questo dovresti sentirti più calmo e concentrato”.

Forse si riferisce all’espirazione nasale e al controllo del respiro, con cui ogni singolo studente di yoga ha familiarità. Chiamarlo “Respiro quadrato” è inaccettabile. In sostanza, sta parlando di questo:

प्रच्छर्दनव्दनविधारणारणाभ्य्यां वा प्राणस्य॥३४॥

pracchardana-vidhāraṇa-ābhyāṁ vā prāṇasya ॥34॥

Yoga Sutra, Samadhi Pada, Sutra 1,34

Essa (Stabilità) può essere raggiunta anche attraverso la pratica della graduale espirazione nasale e il controllo del respiro (Traduzione di James Haughton Woods nel suo libro The Yoga-System of Patanjali)

In India, si dice che l’energia del Sole produca e conservi le condizioni necessarie per la vita in tutti gli esseri viventi. SK Ramachandra Rao nel suo libro Yoga e Tantra in India e Tibet dice che le tecniche dello Yoga sottolineano che non è “la coscienza che dovrebbe essere ricercata per essere corretta, ma le correnti vitali di base che dovrebbero essere gestite in modo che la coscienza si espanda spontaneamente, rilassata e profonda”.

L’India ha sviluppato un sistema di respirazione profondo. Il dottor Rao scrive: “Il respiro si alterna nel corso della giornata tra la narice sinistra (collegata con l’ida, che rappresenta la luna, e in effetti si raffredda) e la narice destra (collegata con il pingala, che rappresenta il sole, e in effetti si riscalda). Normalmente, il respiro passa attraverso le arterie 960 volte all’ora. Durante la nostra respirazione normale, l’inalazione è un processo attivo, e l’espirazione un processo passivo. I pensieri nascono e cessano in base alla frequenza respiratoria”.

Inoltre, “Se il respiro non si alterna tra le narici, ma continua in una narice oltre il normale periodo di un’ora e cinquanta minuti, è sintomatico di un deterioramento della salute, dovuto a un eccesso di calore o di freddo. Se il respiro entra ed esce attraverso una singola narice per 24 ore, lo squilibrio degli umori è grave; se la condizione prevale per due o più giorni, la malattia è abbastanza grave”.

L’antica filosofia indiana ci insegna che la vita non è solo polvere alla polvere, ma aria all’aria, che, come nel processo del fuoco, la materia si trasforma in calore, luce e radiazioni da cui possiamo trarre forza. Ma la forza è più della trasformazione della materia in altre forme di materia, è la trasformazione dell’intero ciclo dell’aria e della luce in materia e ritorno. Infatti, essa (Pranayama) completa l’equazione di Einstein di materia ed energia e la traduce nell’umano, l’incarnazione vivente”.

“Antichi, classici testi indiani, forniranno linee guida illuminanti per la riconciliazione delle varie pratiche della medicina, dall’agopuntura alla terapia del tatto e del suono, a reciproco e reciproco vantaggio di tutte. Ci insegnerà anche a rispettare quegli elementi che abbiamo trattato con tanto disprezzo – aria, acqua e luce, senza i quali la vita non può sopravvivere”.

Le Upanishad dicono che il prana è il principio della vita e della coscienza. Il prana è il respiro della vita e di tutti gli esseri viventi dell’universo. Essi nascono e vivono in base ad esso e quando muoiono il loro respiro individuale si dissolve nel Respiro Cosmico. E non morde la polvere.

Vuoi imparare a respirare bene? Ad aumentare la potenza del tuo sistema immunitario e vivere una vita nell’abbondanza del benessere?

Contattami per una prima consulenza personale gratuita.

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Namastè Karuna
info@maakaruna.com
+41774584439

 

Articolo tradotto da: Aparna Sridhar
Aparna M Sridhar is a senior journalist, editor for Center for Soft Power (www.centerforsoftpower.org) and consulting editor for arts at IndicToday.

Pranayama in The Time of COVID-19: Harvard and Beyond

Yin Yoga & Restorative Yoga

Yin Yoga & Restorative Yoga

Lo Yoga cambia la vita delle persone, non solo fisicamente bensì anche a livello professionale oltre che personale. Lo Yin Yoga (Dao Yin delle arti marziali) è una disciplina ed una pratica che lavora con precisione chirurgica su corpo e mente. Introdotta da Paul Zinke (maestro Toista americano) negli anni ’70, e dopo dal suo allievo Paul Grilley con il suo libro Yin yoga Outline of a quiet practice, in cui spiega che il benessere psico-fisico, cioè la sensazione di comodità e di facilità nel movimento non dipende soltanto da muscoli forti ma anche da articolazioni flessibili e sane. Il mio Yin Yoga prende spunto da tutti questi esperti insegnanti e la formazione attestata dalla Sarah Powers che introdusse lo Yin Yoga accompagnato dalla Mindfulness o Vipassana. Yin Yoga è “l’arte della quiete nelle posizioni” che penetra profondamente nei tessuti connettivi (fascia, muscoli, tendini, legamenti e ossa), nutrendoli e lubrificando le articolazioni, espandendo la flessibilità e stimolando il flusso energetico nei meridiani e nelle nadis per liberare i blocchi energetici nel Qi o Prana (la forza vitale) e le rispettive emozioni. Tale flusso energetico rallenta e ristagna, soprattutto attorno alle articolazioni (bacino e parte bassa della schiena, seguito delle ginocchia e le spalle), in mancanza di una corretta attività fisica. In tal caso, per equilibrare i meridiani, è particolarmente utile una pratica yin lenta e consapevole, in cui ogni posizione è mantenuta passivamente per alcuni minuti, per aprire e stimolare le articolazioni, e incrementare il flusso energetico. Come già detto lo Yin Yoga si ispira al concetto taoista di yin e yang, il giusto equilibrio tra forze opposte e complementari della natura. Tutto quello che è chiaro, mobile, caldo, flessibile, morbido ed attivo è di natura yang. È invece yin ciò che è scuro, quieto, freddo, rigido, duro e passivo. All’interno del nostro corpo, i muscoli sono di natura yang perché sono morbidi ed elastici, mentre il tessuto connettivo (fascia, legamenti, tendini, cartilagine ed ossa) è rigido, duro o poco flessibile ed è di natura yin. Da considerare però che nulla è mai completamente yin né yang, bensì un intercalare di energie che creano l’equilibrio e la possibilità di essere vivi.
Il benessere psico-fisico, cioè la sensazione di comodità e di facilità nel movimento non dipende soltanto da muscoli forti,  ma anche da articolazioni flessibile e sane – P.G.
Il Restorative Yoga ci aiuta a rilasciare ancora più profondamente, lavorando e rilasciando lo stress cronico coltivando “l’arte del far niente”. È l’ultimo rimedio per i nostri stili di vita stressanti.
Restorative Yoga è costituito da una serie di posture-asana supportate dall’ausilio di attrezzi (coperte, cuscini, mattoncini, cinghie) e mantenute per diversi minuti. Attraverso l’ausilio di questi supporti il corpo riceve sostegno, si può rilassare e aprire dolcemente con uno stretch passivo. Queste forme permettono di raggiungere un rilassamento fisico, mentale ed emozionale profondo attivando il sistema nervoso parasimpatico. Una volta che la persona è comodamente sistemata nella corretta posizione, non c’è più movimento o sforzo. Il tempo di tenuta può variare da 5 a 30 minuti. Il rilassamento finale (savasana), tipicamente tenuto per circa 5 minuti nelle lezioni regolari di yoga, potrebbe essere mantenuto per 25 minuti in un corso di Restorative Yoga, permettendo allo studente di cogliere in pieno i benefici fisiologici del savasana. Mentre lo Yin Yoga è la parte ancora Yang dei due, il Restorative Yoga favorisce invece la capacità e la possibilità, anzi un invito ad abbandonarsi in un totale relax. Ci permette di prendere coscienza delle tensioni che sono presenti quotidianamente nel nostro corpo e nella nostra mente. Questo stile di yoga è profondamente rilassante e rigenerante. È appropriato per chiunque, a qualsiasi età o fase della vita, o in qualsiasi condizione fisica. È una pratica perfetta per i principianti in yoga, ma anche per i praticanti di yoga più attivi. E’ consigliato a tutti in modo particolare a coloro che soffrono di disturbi da stress, tensioni muscolari, difficoltà motorie legate ad una terapia post-operatoria e a tutti coloro che vogliono imparare a rilassarsi e liberare il corpo dalle tensioni e dai dolori.
Attraverso la pratica del Restorative Yoga il corpo si rigenera, allinea e riequilibra.
  Ho incontrato ed iniziato a studiato il Yin Yoga e Yin e Yang Yoga con Paul Grilley, i suoi CD ed i suoi libri, nel 2013, e ho effettuato il Teacher Training nel 2015 con Sarah Powers. Mentre il Restorative Yoga l’ho studiato on line attraverso alcune rinomate insegnanti dello Yoga International, e praticato con alcune insegnanti durante i miei viaggi. Amo la combinazione delle tre grandi antiche e preziose discipline dello Yoga, Taoismo e Buddhismo, e aggiungo volentieri insegnamenti del Cristo e di altri grandi maestri illuminati, per raggiungere una purificazione profonda della mente ed un rilascio delle tossine fisiche e mentali. Cosa dicono i clienti ad ogni fine sessione:
  • grazie mi ha fatto davvero tanto bene, non sento più dolora in alcun punto, la mente è quieta, il corpo morbido e rilassato!
  • quando sarà la prossima lezione?
 
Gli incontri di approfondimento:
  Venerdì dalle 19.00 alle 20.30 24 Gennaio 2020 presso Associazione Maa Karuna Costo Fr. 33, con Karuna da versare anticipatamente sull’IBAN: CH83 0844 0253 0152 4200 6 NB: dal momento in cui la lezione è confermata, le eventuali assenze non disdette con un minimo di 1 giorno di preavviso devono essere pagate, ringrazio per la comprensione ! abiti comodi, nessuna esperienza pregressa necessaria Tappetini, coperte, cuscini, ecc. a disposizioni  
Un giorno, la pratica dello Yoga in Occidente si concentrerà nello stesso modo sia sugli elementi meditativi che sugli aspetti fisici. Le comunità della mindfulness e della meditazione (io le pratico amorevolmente entrare  potranno allora percepire i punti in comune con lo Yoga e collaborare per portare un progresso sia a livello della mente che del corpo. Lo Yin & Restorative yoga aprono così la strada ad una forma di meditazione basata sul corpo, e dal momento che tutte le tecniche di meditazione profonda (buddiste e yogiche) contemplano prima il corpo, queste tecniche preparano alla profonda meditazione, e trasformazione della mente, in modo più rilassato, vis a vi la meditazione seduta. Come dire: l’anticamera della meditazione ?‍♀️ 
  Karuna Insegnante di Yoga, Meditazione e Coaching Responsabile delle Risorse Umane e Formatrice Coach Personale, Spirituale e del Benessere Wellness Advocate oli essenziali Consulente DreamTrips Privato: Via E. Maraini 20b, CH-6900 Massagno Centro: Via San Gottardo 51b, CH-6900 Massagno info@maakaruna.com; www.maakaruna.com +41 77 458 44 39 FB: Maa Karuna Yoga e Meditazione Linkedin: Carmela Curatolo Instagram: maakarunayogaveg
Yin Yang Yoga

Yin Yang Yoga

Lo Yin Yang Yoga è una fusione contemporanea di stili, nonché tecniche diverse derivanti dalle antiche filosofie dello Yoga, Taoismo e Buddismo.

Lo Yin Yang Yoga è una combinazione di pratiche con l’obiettivo di creare armonia ed equilibrio nel corpo e nella mente, combinando allungamenti profondi nei tessuti connettivi lubrificando le articolazioni (Yin), con un flusso creativo e consapevole del movimento (Hatha e Vinyasa flow) tra le posizioni per energizzare e rafforzare la muscolatura (Yang).

Praticando inoltre una corretta inspirazione ed espirazione profonda (Pranayama) si favorisce l’espulsione delle tossine, per migliorare ulteriormente le funzioni epatiche di disintossicazione, permettendo al Qi o Prana di fluire liberamente.

Dal momento che lo scopo, il senso stesso dello yoga, come ci insegna il Saggio Patanjali con il Raja Yoga, è quello di raggiungere, attraverso la pratica dello yoga, uno stato di meditazione (fine ultimo), durante le lezioni ci avvaliamo dell’utilizzo della tecnica del Buddha, il Vipassana e la Mindfulness (quest’ultima è parte integrante del Vipassana).

In breve possiamo affermare che lo Yin Yang Yoga, durante la lezione, crea equilibrio tra una pratica prima più energetica, movimentata, adattando il movimento al respiro (e non il contrario), per poi terminare con una pratica più statica, contemplativa e meditativa per permettere profondi allungamenti nei tessuti connettivi, lubrificando le giunture, in collaborazione con la consapevolezza del respiro e dell’adesso, calmando la mente, osservando le sensazioni nel corpo, nella mente e nello spirito.

Un antico proverbio Taoista recita:

«un praticante deve avere la pieghevolezza di un bimbo, la forza di un boscaiolo, la saggezza di un vecchio»

 

presso il Centro Maa Karuna Yoga, via San Gottardo 51b, Massagno    

lunedì dalle 18.30 alle 20.00

mercoledì dalle 09.30 alle 11.00

giovedì dalle 19.30 alle 21.00

Costo: singola 33, 10 lezioni 280, 20 lezioni 250, prima lezione di prova gratuita

Costo Fr. 40, con Karuna

da versare anticipatamente sull’IBAN: CH83 0844 0253 0152 4200 6

NB: dal momento in cui la lezione è confermata, le eventuali assenze non disdette con un minimo di 1 giorno di preavviso devono essere pagate, ringrazio per la comprensione !

abiti comodi, nessuna esperienza pregressa necessaria

Tappetini, coperte, cuscini, ecc. a disposizioni

 

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Karuna
Insegnante di Yoga, Meditazione e Coaching
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Privato: Via E. Maraini 20b, CH-6900 Massagno
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Corso di meditazione per tutti

Corso di meditazione per tutti

La meditazione mira a coltivare un’attenzione intenzionale volta a riconoscere ciò che sorge nel presente momento: sensazioni fisiche, reazioni, stati d’animo, emozioni, ricordi, pensieri, immagini, fantasie.

Grazie alla pratica la mente viene depurata da attaccamento, avversione e ignoranza considerate le cause del disagio esistenziale.

La comprensione compassionevole e serena che nasce, accompagna gradualmente verso una maggiore  chiarezza mentale e  calore del cuore.

L’attitudine che si sviluppa grazie alla pratica viene a volte, confusa con una forma di distacco indifferente, mentre in verità liberando la mente da pregiudizi e condizionamenti, grazie all’esperienza diretta della pratica,  è possibile invece riconoscere il sorgere di quella consapevolezza non giudicante che supera i limiti delle  polarità  buono/cattivo, giusto/ingiusto, colpa/merito e orienta la mente-cuore verso un reale cammino evolutivo. Praticare con regolarità ci insegna ad addestrare la mente a stare su un oggetto, per permettere l’osservazione profonda ”Vipasyana“ (Sanscrito) o “Vipassana” (Pali) “osservare in profondità la realtà delle cose come sono realmente”, la quale può portare la mente a grandi intuizioni (insight) e liberare la mente stessa dalla sofferenza e dalle afflizioni.

La Meditazione, in particolare, influisce sull’amigdala, riducendo sensazioni negative come rabbia e paura, e sul sistema nervoso parasimpatico aumentando le sensazioni positive quali la serenità e la pace. Benefici che permangono anche a meditazione finita: all’esame elettromagnetico le aree della serenità sono risultate costantemente accese.

Quando si medita, il corpo si rilassa, la mente si calma, il respiro rallenta. Il cervello emette onde elettriche più lente e profonde, simili a quelle prodotte durante il sonno; nel sangue aumentano gli ormoni del benessere e del relax, come serotonina o melatonina, mentre diminuiscono quelli dello stress, cortisolo e adrenalina.

Si può oggi affermare che con una pratica costante, continua e sincera i benefici accertati sono:

  • aumento dell’attività in diverse parti del cervello, quali l’apprendimento e il processo di memoria, regolamento delle emozioni ed una maggiore attenzione alla nostra parola;
  • migliora le funzioni psicologie dell’attenzione, compassione ed empatia;
  • attivazione del sistema nervoso parasimpatico, inducendo calma nel sistema nervoso centrale, diminuendo il cortisolo;
  • rafforza il sistema immunitario;
  • migliora patologie quali il diabete 2, problemi cardiovascolari, asma, sindrome premestruale, dolore cronico, ed altre;
  • migliora le condizioni psicologiche quale l’ansia, l’insonnia, fobie e disordini dell’alimentazione;
  • aumento generale del benessere e della gioia sentendosi meno afflitti e vittime dei problemi e delle difficoltà  tramite la stabilizzazione e flessibilità della mente, una consapevolezza interiore, l’abilità di retrocedere dalle emozioni e semplicemente diventare osservatore di tutto ciò che accade, senza emettere alcun giudizio, accettando le cose come sono (non vuol dire che non possiamo modificare le situazione, ma possiamo farlo con profonda riflessione, agendo con il cuore, la parte migliore di noi).

Tramite una pratica costante di meditazione “consapevole” si rafforza pertanto l’abilità alla concentrazione riducendo drasticamente i livelli di stress, sperimentando un senso di completezza e vitalità, anche durante i momenti più mondani della vita, quando ci si accorge che facilmente i nostri pensieri possono dirigersi in una direzione non più desiderata, quali i pensieri negativi, le reazioni ed i giudizi. Diventando inoltre consapevoli che la somma totale dei propri pensieri e delle proprie emozioni non sono la somma totale di quello che realmente si è, potendosi così disancorare dall’essere vittima dei propri pensieri incontrollati, sperimentando una sensazione di libertà e di realizzazione. Migliora così l’abilità di elaborare ogni situazione non desiderata nella regolare vita quotidiana.

«Per destarci dallo stato di dormiveglia in cui passiamo la vita, non serve tentare di cambiare. La vera pratica spirituale non è volta a correggere, perché i ‘difetti’ non esistono, ma ad abbattere le barriere autoimposte che ci impediscono di percepire la vastità della nostra vera natura»  Bayda 2003.

febbraio 2, 2014  Paola Mamone

 

Gli incontri sono adatti a tutti, principianti o esperti, ognuno mediterà secondo la propria possibilità e avverranno nelle seguenti date:

 

Martedì dalle 18.30 alle 20.00

15 Ottobre 2019Yoga Nidra
29 Ottobre 2019Mindfulness
12 Novembre 2019Yoga Nidra
26 Novembre 2019Mindfulness
10 Dicembre 2019Yoga Nidra
17 Dicembre 2019Mindfulness
07 Gennaio 2020Vipassana
21 Gennaio 2020Yoga Nidra
04 Febbraio 2020Mindfulness
18 Febbraio 2020Vipassana

 

presso Associazione Maa Karuna, Via San Gottardo 51b, Massagno

Costo Fr. 33 lezione singola, Fr. 280 10 lezioni , con Karuna 077 458 44 39

da versare anticipatamente sull’IBAN: CH83 0844 0253 0152 4200 6

NB: dal momento in cui la lezione è confermata, le eventuali assenze non disdette con un minimo di 1 giorno di preavviso devono essere pagate, ringrazio per la comprensione !

abiti comodi, nessuna esperienza pregressa necessaria

Tappetini, coperte, cuscini, ecc. a disposizioni

 

Karuna
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Privato: Via E. Maraini 20b, CH-6900 Massagno
Centro: Via San Gottardo 51b, CH-6900 Massagno
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Nel conflitto, l’Amorevole gentilezza (YOGA E MINDFULNESS)

Nel conflitto, l’Amorevole gentilezza (YOGA E MINDFULNESS)

Antonella Nardone  co fondatrice de“il filo del Sè”

Esiste la possibilità di guardare ai conflitti lasciando andare le cause e i meccanismi mentali che li generano per sviluppare le qualità del cuore? E’ la teoria e la pratica che la Mindfulness Dharma oriented ci invita a riportare nella vita quotidiana.

E’ la possibilità per tutti coloro che sono interessati e migliorare la qualità delle loro relazioni.

Quando pensiamo al conflitto ci riferiamo al fenomeno che si verifica quando due parti contrastanti si incontrano generando una tensione opposta: sul piano psicologico sono conflitti fra parti di sé antagoniste e  sono i conflitti interpersonali.

Come possiamo affrontarli? Ci sono tanti modi elaborati da diverse correnti di pensiero: quello che vogliamo esplorare in questa sede  è l’applicazione dell’Amorevole gentilezza, quale attitudine di profonda accettazione della realtà. L’amorevole gentilezza, insieme alla compassione, alla gioia compartecipe e alla equanimità, è una delle quattro qualità, dette incommensurabili, centrali nella psicologia buddhista e nella Mindfulness.

Cambiare punto di vista

Di fronte a un conflitto, nella maggior parte dei casi, il nostro sentire istintivo è che la causa sia nell’altro o nelle circostanze avverse: ciò non è sbagliato, ma solo parziale, in quanto  essendo in un campo squisitamente relazionale non può non esserci anche una nostra parte nel problema che ci si pone davanti. E, noi ci siamo sotto due punti di vista: quello della responsabilità e quello del modo in cui viviamo il conflitto stesso.

E’ di questo secondo aspetto che ci vogliamo occupare in quanto ci appare risolutivo non tanto del problema in sé ma piuttosto nella riduzione del disagio psichico che esso può generare, ma soprattutto nel  cogliere l’opportunità che sempre la vita ci offre in contropartita delle prove a cui ci sottopone. E, per chi è interessato ad accrescere la propria consapevolezza, i conflitti, se utilizzati in questo senso, possono diventare una grande opportunità.

Poniamo il caso in cui il conflitto non sia stato generato da noi e che perciò ci appaia irrisolvibile, e focalizziamoci invece sul nostro sentire e quindi sul modo in cui lo viviamo esplorando la possibilità di abbandonare l’aspettativa di risolverlo.

E proviamo ad analizzare cosa accade dentro di noi. Ci accorgeremo di sentire una tensione forte, poco sostenibile che chiede prepotentemente di essere utilizzata per risolvere il  che problema che l’ha generata. Ora questa tensione è sostenuta da un surplus di energia che è prodotta dall’attrito che si forma fra le due parti che confliggono (che siano due parti interne o  parti di una relazione)

L’uso dell’Attrito

Infatti, come in natura, quando due parti in contrasto si scontrano creano attrito,  generando una energia tanto più forte quanto più  intenso e insolubile è il conflitto che ne è la causa. Questa energia sarà comunque fonte di un movimento interno o esterno: sta al soggetto scegliere quale direzione darle. Se la sua mente è fortemente condizionata dai meccanismi automatici di difesa dell’Io-Mio, l’energia dell’attrito andrà a sostenere reazioni automatiche, se invece si tratta di una mente più libera il soggetto potrà scegliere comportamenti  più virtuosi.

In un esempio pratico, un attacco verbale può provocare un pungo e scatenare una rissa oppure risolversi in un sorriso derivante da un processo di consapevolezza al centro del quale ci sono contemporaneamente: il sentire il proprio disagio, la comprensione delle ragioni dell’altro e l’accettazione aperta del conflitto in atto. Nella Mindfulness questo processo si chiama Amorevole gentilezza.

L’Amorevole gentilezza per la liberazione della mente

L’amorevole gentilezza  è una profonda accettazione di noi stessi, dell’altro e della sofferenza di entrambi; è non dare spazio a quella parte di noi che vorrebbe, vendicarsi, rispondere oppure fuggire, essere consolata, cambiare la situazione: l’immagine della mente amorevole è quella di qualcuno che nel massimo del dolore sappia aprire il cuore ad un sorriso. E’ una trasformazione radicale del nostro modo di vivere la relazione con se stessi e con gli altri. E’ una profonda crescita interiore verso la saggezza.Non è facile attivare l’Amorevole Gentilezza, serve molta energia;  ecco allora che le situazioni di conflitto ci vengono in soccorso fornendoci un prezioso surplus  di energia che può essere utilizzato per scardinare i meccanismi della mente e quindi per liberarla: ciò che non può avvenire nella confortzone, può così avvenire nel pieno della tensione  se sappiamo utilizzare l’energia dell’attrito.

Se ci pensiamo bene a volte, inconsapevolmente, siamo proprio noi stessi a costruirci situazioni difficili, non per stare più tranquilli ma per un impulso dell’anima a liberarsi dai condizionamenti dell’attaccamento e dell’avversione

D’altra parte è esperienza comune l’osservazione che, di fronte momenti difficili della vita alcune persone ne sono devastate, altre rigenerate.

Il punto è dunque: come fare a trasformare l’energia dell’attrito che deriva dal conflitto per liberarci invece che per aumentare la sofferenza di quella parte di noi che vorrebbe che quel conflitto e quell’attrito non ci fossero?

Il processo dell’Amorevole Gentilezza

La pratica dell’Amorevole Gentilezza nella relazione conflittuale non è assolutamente facile in quanto sono messe in gioco emozioni come la rabbia, la paura o la frustrazione che sono cariche di energia reattiva, poco gestibile. Tuttavia, se prima di far scattare la reazione automatica, riusciamo a prenderci un tempo, e se dietro al conflitto c’è una reale intenzione di incontrare l’altro, possiamo attivare quelle azioni introspettive che potranno attivare e sostenere il processo trasformativo.

Riportare la mente alla  presenza 

In presenza di un conflitto è facile che la mente divaghi per elencare ossessivamente e sostenere tutte le nostre ragioni: è un enorme e inutile dispendio di energia che ci impedisce di essere in contatto con noi stessi e con quello che proviamo.

E’ importante dunque iniziare il processo introspettivo ritrovando la presenza, concentrandoci qualche minuto sul respiro.

L’indagine. 

Se siamo in contatto con noi stessi possiamo ora provare a sentire e riconoscere l’emozione che ci abita: “rabbia… paura… di cosa…? cosa sto difendendo…? da cosa mi sento minacciata…?”

L’accettazione di se stessi

Se quello che troviamo non ci piace è bene evitare di rimanere intrappolati in un giudizio negativo sui nostri stessi sentimenti che ci porterebbe inevitabilmente ad una fuga o ad agire l’aggressività.

L’osservazione 

Possiamo ora rivolgere lo sguardo verso l’altro per percepire sul piano sottile l’emozione che lo abita e le sue ragioni, ponendo le medesime domande: “rabbia… paura… di cosa.. ? da cosa si sta difendendo…? da cosa si sente minacciato…?”

L’accettazione dell’altro

Prendere atto, senza giudicare, ciò che vediamo nell’altro

La motivazione 

A questo punto dobbiamo prendere una decisione: cosa vogliamo realmente che accada? Dobbiamo scegliere se cercare la pacificazione, la fuga o il mantenere acceso il conflitto… Ad aiutarci a prendere questa decisione c’è solo la direzione etica che guida il ricercatore sincero, senza la quale questo discorso rischierebbe di essere manipolatorio.

L’obbiettivo non è “cosa mi conviene di più per sostenere l’IO-MIO” ma è “cosa è giusto fare per servire la Verità e la Benevolenza?”

L’apertura 

Se decidiamo di perseguire la pacificazione dobbiamo esprimere l’azione più difficile: aprirci e renderci vulnerabili, rinunciare a difendere noi stessi per entrare in empatia con l’altro. Per fare questo è necessaria una forza interiore, un perno che possa sostenerci, se la nostra identità fosse troppo fragile, l’azione di apertura, che è anche una resa, sarebbe insostenibile. Tuttavia piccoli e graduali tentativi possono essere fatti da tutti, per saggiare fino a che punto possiamo spingerci…

L’espressione 

E’ l’atto finale che mettiamo in campo, per rivolgerci all’altro consapevolmente, con amorevole gentilezza, allineando la nostra motivazione con le parole che pronunceremo e le azioni che compiremo.

Non è detto che questo processo sani il conflitto, anche se ha buone probabilità di farlo, ma avrebbe sicuramente un grande vantaggio: il conflitto invece di produrre il suo potenziale distruttivo aiuterebbe la nostra crescita interiore verso la liberazione dai condizionamenti della mente, e sarebbe un passo verso l’eliminazione della sofferenza “non necessaria” in noi stessi e negli altri.

Un seminario di due intense giornate per migliorare la nostra vita iniziando da voi:

Con il termineBrahmavihāranel Buddhismo si indicano quattro qualità o stati mentali altamente desiderabili, detti i quattro incommensurabili o le quattro forme del vero amore.

Letteralmente il termine significa “Dimore Divine”: nella misura in cui riusciamo a generare in noi questi stati mentali e a stabilirci in essi, dimoriamo presso Dio, siamo come in paradiso, ma non dopo la morte in una ipotetica vita futura, ma proprio qui e ora mentre viviamo la nostra vita quotidiana. Come tutti gli stati mentali anche le quattro dimore divine dipendono in ultima analisi da noi e non dalle circostanze. Questo significa che se la nostra mente è sufficientemente allenata possiamo imparare a generare in noi questi stati indipendentemente dalle circostanze e anzi possiamo imparare a portarli proprio nelle situazioni difficili della nostra vita.

Questi quattro stati mentali sono:Mettā, Muditā, Karunā e Upekkhā.

Mettā è la gentilezza amorevole, l’amore e la benevolenza senza discriminazione che si irradia su tutti e che desidera il bene e la felicità dell’altra persona senza chiedere nulla in cambio.

Muditā è la gioia compartecipe, la gioia altruistica, la capacità di partecipare alla gioia altrui, l’opposto dell’invidia. Quando accediamo a questo stato mentale realizziamo che la felicità delle persone intorno a noi è la nostra stessa felicità: come posso essere felice se intorno a me ci sono persone infelici? Muditā è offrire gioia all’altra persona e considerare la gioia altrui come la propria.

Karunā è la compassione. Compassione non è commiserare l’altro, compatirlo, averne pietà, tutti atteggiamenti che sottendono un giudizio, che tendono a mettere l’altro in una posizione di inferiorità rispetto a noi, ma è la capacità di vedere e comprendere la sofferenza dell’altro, di partecipare al dolore altrui. Karunā, che come tutti i Brahmavihāra è una forma di amore, è la capacità di riconoscere la sofferenza nelle persone che amiamo e la capacità e il desiderio di alleviare questa sofferenza. Questo ci porta ad aprirci all’altro, a sentire la connessione con lui, a renderci conto che la sofferenza accomuna tutti gli uomini, al di là della facciata che mostrano. Quando dimoriamo nell’odio non facciamo altro che distruggere noi stessi.

Upekkhā è l’equanimità. Il sole è equanime, risplende su tutti senza distinzioni. La terra è equanime: è in grado di ricevere e trasformare sia sostanze pure che sostanze contaminate. Equanimità è lasciare andare attaccamenti, preferenze e avversioni, è la capacità di osservare fatti, persone, situazioni ma anche pensieri, emozioni e sensazioni accogliendoli per quello che sono, senza giudizio. Questo atteggiamento genera una mente di pace, quieta e spaziosa e in questo spazio possiamo essere non reattivi e quindi liberi. Equanimità non è indifferenza, è un guardare dall’alto che permette di cogliere le distinzioni, di discernere con visione e intelligenza senza farsi guidare da attaccamenti e avversioni.

Sabato e Domenica 20 & 21 di Ottobre 2018

presso l’Associazione Maa Karuna

sabato dalle 09.30 alle 18.00

domenica dalle 09.00 alle 17.00

Costo 290

Il seminario avverrà con una partecipazione confermata di minimo 8 partecipanti.

Il posto è riservato con il versamento di una caparra di Fr. 120, entro il 19 di Settembre 2018

organizzatrice: Karuna (077 458 44 39) info@maakaruna.com

Antonella Nardone

Insegnante e formatore di Yoga-Mindfulness, direttore didattico de “Il filo del Sé”, associazione di ricerca per lo sviluppo della consapevolezza, che ha fondato nel 2008 con sede alla periferia Nord di Roma. Mindfulness counselor, svolge da anni la sua attività di  volta alla integrazione dello Yoga con la psicologia Buddhista e la Meditazione di Consapevolezza e la  Mindfulness Dharma Oriented; in particolare approfondisce le pratiche tradizionali che agiscono sul sistema energetico per sviluppare la mente meditativa.

www.ilfilodelse.it

Il coraggio di vivere senza paura

Il coraggio di vivere senza paura

PETALI DI LOTO
Il profumo che rallegra il cuore cresce nel fango sul ciglio della strada. Cosi fra i cechi mortali il discepolo del Buddha splende per la sua saggezza.
” Dhammapada “

Preparandomi al seminario di Yin & Yang Yoga: Reni e Vescica del 16 Dicembre 2017, ho trovato e letto molto volentieri questo interessante ed e dettagliato articolo sul blog Vivi Zen, il quale risponde molto bene al lavoro che andremo a fare durante il seminario: riconoscere, permettere, identificare e osservare le nostre paure per poterle lasciare andare.

” Guardandoci intorno, è facile constatare come nel nostro tempo il concetto di coraggio non goda, in termini generali, di troppa considerazione.

Il coraggio è una qualità che accomuniamo spesso al concetto di eroismo, riferendoci ai gesti eccezionali di quanti mettono a repentaglio la propria vita per un bene superiore o per la vita di un’altra persona.

Ma solo di rado il coraggio viene esaltato come una virtù da coltivare e mettere in pratica quotidianamente. Ciò che più sembra contare oggi, al contrario, è il concetto di sicurezza. Spesso ci viene consigliato di non rischiare, di non fare mosse azzardate. Rimanere in una posizione di confort, non esporci, non parlare agli estranei, stare attenti e vigili, sospettosi del prossimo. Restare al sicuro e non correre rischi non necessari.

C’è, tuttavia, un effetto secondario non irrilevante in tutto ciò: riconoscere alla stabilità e alla sicurezza personale un’importanza eccessiva nella tua vita può, infatti, indurti a condurre un’esistenza di mera reazione, improntata al mantenimento piuttosto che allo sviluppo attivo. Invece di pianificare i tuoi obiettivi e perseguirli nel modo da te stabilito, assumendo un ruolo di assoluta responsabilità nelle tue scelte e nelle tue azioni, finisci al contrario per giocare in difesa, rimanendo al sicuro e cercando di respingere gli attacchi al guscio che ti sei creato.

Continui allora a rimanere nel tuo lavoro, anche se non ti soddisfa, solamente perché si tratta di un posto sicuro, senza neppure adoperarti attivamente per cercarne un altro che davvero ti stimoli e ti faccia sentire vivo. Continui a restare in una relazione nella quale l’amore e la passione sono svaniti da tempo, senza preoccuparti di come rivitalizzarla, solo perché il rapporto va ormai avanti da anni e non è il caso di metterlo in discussione. Preferisci seguire il flusso degli eventi, anziché cercare di assumerti le tue responsabilità e determinarne il corso. Preferisci rimanere al sicuro, non esporti, adottando un atteggiamento passivo e sperando che i venti della vita ti conducano in una direzione favorevole. Si può fare di meglio? Credo proprio di sì.

Il passo fondamentale per assumere la piena responsabilità della nostra esistenza è acquistare coraggio, vivere senza paura. Non parlo del coraggio di lanciarsi con il paracadute o di tuffarsi da una roccia a picco sul mare. Parlo del coraggio di affrontare tutte quelle paure che ti trattengono dall’esprimerti compiutamente e dall’affermare la tua personalità in modo assoluto, senza maschere e timori. Parlo dell’abilità di affrontare la paura del fallimento. La paura del rifiuto. La paura di essere umiliati. La paura di restare soli. La paura di non farcela.

Tutti noi abbiamo queste paure, nessuno escluso. Ciò che ci differenzia, però, è la volontà di riconoscerle, accettarle e affrontarle. La maggior parte delle persone ignora queste paure, le rifiuta, non le accetta, semplicemente le nega, trova delle giustificazioni. Se non parli in pubblico è perché non hai nulla da dire, è ovvio. Se non ti rivolgi a un estraneo è solo perché potresti risultare scortese, certo. Ma pensaci bene, come vivresti la tua vita se non avessi nessuna paura? Non usciresti dalla tua zona di sicurezza? Non esprimeresti più facilmente le tue idee invece di conformarti a quelle degli altri? Non sarebbe più agevole aprirti totalmente al prossimo? Pensa a come vivresti più compiutamente la tua vita se le tue paure non ti frenassero, pensa a come potresti crescere e svilupparti come individuo. Per fare ciò tutto quello di cui hai bisogno è il coraggio.

Cos’è il coraggio?

Ma cos’è esattamente il coraggio? Cosa significa vivere senza paura? Il coraggio, semplicemente, non è assenza di paura: al contrario, è la capacità di agire nonostante si provi paura. Le persone coraggiose provano certamente paura, ma non consentono che la paura le paralizzi. Le persone coraggiose riconoscono, accettano e affrontano le loro paure, anche se queste le terrorizzano. E ciò le aiuta ad acquisire sempre maggiore coraggio, come in un circolo virtuoso: più affronti le tue paure, più guadagni coraggio.

Al contrario, coloro che mancano di coraggio, hanno la tendenza a sentirsi sollevati e come liberati da un peso quando riescono ad evitare le loro paure: se sono stati in grado di fuggire una paura, infatti, il sollievo che ne deriva agisce come un premio alla loro impresa, rinforzando ancor più la loro timidezza e la loro mancanza di coraggio. Si entra in un circolo vizioso.

Questi atteggiamenti volti a evitare la paura producono nel lungo termine effetti permanenti. Invecchi e cominci a dare le tue paure per scontate, i tuoi timori finiscono per appartenerti e divengono parte integrante della tua personalità. Allora cerchi di razionalizzare i tuoi comportamenti e giustificare le tue paure. Hai una famiglia da mantenere e non puoi prendere rischi, sei troppo in là con gli anni per poter cercare un nuovo lavoro, non puoi smettere di fumare perché ormai hai preso il vizio, non puoi dimagrire per via dei tuoi geni. Allora trascorrono cinque anni, poi dieci, poi venti… e realizzi che in fondo in questo arco di tempo la tua vita non è cambiata poi molto. Affiorano rimpianti e le insoddisfazioni si fanno strada. Cerchi allora di convincerti che devi solamente vivere gli anni che ti restano nel modo più tranquillo e normale possibile fino a quando non ti troverai sotto terra, dove finalmente raggiungerai la totale sicurezza e la completa stabilità. Potrai dire di aver vissuto veramente? Temo di no.

Non c’è forse anche dentro di te una vocina che ti dice che non stai vivendo pienamente la vita che vorresti? Che in fondo anche tu hai la possibilità e il diritto di esprimerti compiutamente come individuo? Perché allora non provi ad ascoltarla e a cercare di comprendere ciò che davvero puoi fare per realizzare i tuoi sogni e condurre la tua esistenza al meglio delle tue possibilità?

Come tutti, anche tu puoi farlo, anche tu puoi vivere con consapevolezza e svilupparti pienamente come individuo che insegue i propri obiettivi e assume le proprie responsabilità, anziché reagire passivamente agli eventi della propria esistenza. Tutto è nelle tue mani, nella tua volontà di ergerti ad artefice del tuo destino ed affrontare le paure che oggi ti frenano.

Come puoi fare? Come puoi fronteggiare le tue paure? Bene, prova innanzitutto ad identificare i tuoi timori, a dare un nome a ciò che ti frena, cerca di non negare le tue paure, al contrario tenta di riconoscerle, senza alcun giudizio, prova semplicemente ad acquisirne consapevolezza. Individua cosa ti impedisce di vivere liberamente, senza lacci e freni. Potrà trattarsi della paura del rifiuto o dell’abbandono, della paura del fallimento, della paura di non essere compreso o qualunque altro timore che oggi non ti consente di esprimerti compiutamente come individuo libero e responsabile. Dai un nome alle tue paure.

Dal riconoscimento all’azione

Nel momento in cui riesci ad identificare i timori e le paure che oggi ti paralizzano, il passo successivo è quello di affrontarle, decidere di superare la soglia della zona di confort e passare all’azione nonostante la paura. Scegliere di prendere nelle tue mani il proprio destino.

Il punto fondamentale da tenere a mente al riguardo è che per superare le tue paure non hai alcuna necessità di intraprendere azioni drastiche immediate. Il coraggio è fondamentalmente un’abilità mentale che può essere appresa e coltivata e che, in quanto tale, richiede determinazione e costanza per essere assimilata ed entrare a far parte del nostro bagaglio personale. Se vuoi sviluppare i tuoi muscoli, non ti rechi certo in palestra cercando di alzare subito 100 kg sulla panca: allo stesso modo per superare la paura di parlare in pubblico, ad esempio, non è certo necessario alzarsi in piedi e parlare di fronte ad una platea di 1000 persone alla prima occasione.

Il vero segreto per superare la paura ed acquisire coraggio è farlo con determinazione e costanza, ma allo stesso tempo con gradualità, senza lanciarsi in disperati salti nel buio. Riprendendo l’esempio della paura di parlare in pubblico, puoi iniziare a sforzarti di parlare di fronte ad un gruppo di 7-8 persone, possibilmente amici e conoscenti, per poi passare gradualmente ad una platea più ampia. Una volta che sarai riuscito a parlare di fronte a 20 persone, sarà più facile prendere la parola di fronte ad un gruppo di 30 o 40 persone, e così via fino a raggiungere un numero di persone molto più elevato. Con gradualità, allenando il tuo coraggio a piccoli passi, ma con impegno e perseveranza. Ti renderai presto conto come ogni piccolo successo contribuirà a infonderti fiducia per affrontare con ancora maggiore entusiasmo il passo successivo.

L’esatto processo attraverso il quale costruisci il tuo coraggio non è così rilevante: ciò che davvero conta è che tu lo faccia con consapevolezza. Così come i tuoi muscoli si atrofizzano se non perseveri nell’allenamento, allo stesso modo il tuo coraggio si dissolve se non ti impegni costantemente a sfidare te stesso e ad affrontare le tue paure. Se non alleni con costanza il tuo coraggio, automaticamente rafforzi le tue paure: non esiste alcuna via intermedia.

Cerca di ricordare sempre a te stesso che la paura non è il tuo nemico. E’ una bussola in grado di indirizzarti verso le aree dove hai maggiormente bisogno di crescere. Quando incontri una nuova paura dentro di te, prova a celebrarla come una nuova, magnifica opportunità di crescita.

Dove ti porterà il tuo coraggio? La risposta è che ti consentirà di condurre un’esistenza estremamente più intensa e colma di significato. Inizierai a vivere in pienezza, come individuo responsabile e autentico. Sarai in grado di scoprire e sviluppare i tuoi talenti, inseguire i tuoi sogni e raggiungere i tuoi obiettivi. Sarai capace di vivere con consapevolezza, invece di reagire agli eventi avrai la possibilità di guidarli e viverli intensamente.

Ciò che fai della tua vita non dipende dai tuoi genitori, dal tuo capo o dal tuo partner. Dipende da te e da te soltanto, è solamente nelle tue mani. Non lasciarti sfuggire l’opportunità di abbracciare l’emozionante avventura della vita. Sperimenterai fallimenti e delusioni, sarà inevitabile. Ma queste saranno le pietre miliari lungo il cammino di una vita vissuta con coraggio e ti schiuderanno uno spazio infinito di gioia, pienezza e felicità. Allora vai e affronta le tue paure, costruisci il coraggio per inseguire i tuoi sogni e celebra la tua esistenza vivendola nel pieno delle tue possibilità. ”

Il coraggio non è l’assenza di paura, ma la consapevolezza che nella tua vita c’è qualcosa di più importante della paura – Ambrose Redmoon

 dal blog Vivi Zen: http://www.vivizen.com/2009/06/il-coraggio-di-vivere-senza-paura.html

SEMINARIO YIN & YANG YOGA: RENI E VESCICA 16 DICEMBRE 2017

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