Yin Yoga- Parte I: perchè provarlo?
La saggezza dello yoga convenzionale sostiene che nulla prepara il tuo corpo per ore di meditazione seduti quanto una regolare pratica asana. Ma quando ho cominciato a esplorare sessioni di meditazione più intensiva, ho scoperto con mio grande dispiacere che anni di Vinyasa sudato e la padronanza di pose abbastanza avanzate non mi avevano reso immune alle ginocchia scricchiolanti, mal di schiena e fianchi doloranti che possono accompagnare lunghe ore di seduta pratica.
Fortunatamente, dal momento in cui ho preso sul serio la meditazione, sono stato introdotto ai concetti di Yoga Taoista, che mi hanno aiutato a capire le mie difficoltà nello star seduto. Ho scoperto che con alcune semplici aggiunte alla mia pratica yoga, ho potuto sedermi in meditazione con facilità, libero da distrazioni fisiche. Lo Yoga Taoista mi ha anche a aiutato a comprendere che siamo in grado di coniugare il pensiero scientifico occidentale con le antiche mappe di energia del corpo indiane e cinesi per ottenere una più profonda comprensione di come e perché lo yoga funzioni.
Le radici taoiste dello yoga
Attraverso la meditazione profonda, gli antichi adepti spirituali hanno raggiunto la comprensione del sistema energetico del corpo. In India, gli yogi chiamano questa energia prana e i suoi percorsi nadis; In Cina, i taoisti la chiamarnono qi (pronunciato Ki) e fondarono la scienza dell’agopuntura, che descrive il flusso del qi attraverso percorsi chiamati meridiani: gli esercizi del Tai Chi Chuan e Qi Gong sono stati sviluppati per armonizzare questo flusso qi; gli yogi indiani hanno sviluppato il loro sistema di posture corporee per fare lo stesso.
La medicina occidentale è stato scettica circa le mappe energetiche tradizionali di agopuntura, tai chi e yoga, dal momento che nessuno aveva mai trovato la prova fisica dell’esistenza di nadis e meridiani. Ma negli ultimi anni i ricercatori, guidati dal dottor Hiroshi Motoyama in Giappone e dal Dr. James Oschman negli Stati Uniti, hanno esplorato la possibilità che il tessuto connettivo che attraversa tutto il corpo fornisca percorsi per i flussi energetici descritti dagli antichi.
Lo yoga Taoista sposa le conoscenze acquisite da migliaia di anni di pratica agopuntura con la saggezza dello yoga.
Sulla base delle ricerche di Motoyama, lo yoga taoista sposa le conoscenze acquisite da migliaia di anni di pratica agopuntura con la saggezza dello yoga. Per capire questo matrimonio, e per usarlo per aiutarci a sedere con più facilità nella meditazione, dobbiamo familiarizzare con i concetti di yin e yang. Forze opposte nel pensiero taoista, i termini yin e yang possono descrivere ogni fenomeno. Lo Yin è lo stabile, immobile aspetto nascosto delle cose; yang è l’aspetto mutevole, mobile, rivelante. Altre polarità yin-yang includono freddo-caldo, basso-alto, calma-eccitazione.
Yin e yang sono termini relativi, non assoluti; ogni fenomeno può essere yin o yang solo rispetto a qualcos’altro. Non possiamo puntare alla luna e dire ” la luna è yin”, in quanto rispetto al sole, la luna è yin: è più fresca e meno brillante, ma rispetto alla Terra (almeno dal nostro punto di vista), la luna è yang: più luminosa, più alta, e più mobile. Oltre ad essere relativo, un confronto yin-yang dei due oggetti dipende dalla caratteristica a confronto. Ad esempio, quando si considera la posizione, il cuore è yin rispetto allo sterno perché il cuore è più nascosto. Ma quando si considera la sostanza, il cuore è yang rispetto allo sterno perché il cuore è più morbido, più mobile, più elastico.
Analizzando varie tecniche yoga dal punto di vista di yin e yang, l’aspetto più rilevante è l’elasticità dei tessuti coinvolti. I tessuti Yang come i muscoli sono più pieni di liquido, morbidi, ed elastici; i tessuti yin come il tessuto connettivo (legamenti, tendini, e fasce) e le ossa sono più asciutti, più duri e più rigidi. Per estensione, l’esercizio che si concentra sul tessuto muscolare è yang; l’esercizio che si concentra sul tessuto connettivo è yin.
I Taoisti direbbero che la pratica yang qi rimuove il ristagno in quanto purifica e rafforza i nostri corpi e le nostre menti. Ma la pratica yang yoga, di per sé, non può adeguatamente preparare il corpo per un’attività yin come la meditazione da seduti.
E ‘certamente vero che ogni volta che muoviamo e pieghiamo le nostre articolazioni in posture yoga, sia i muscoli sia i tessuti connettivi sono messi alla prova. Ma da un punto di vista taoista, gran parte del yoga ora praticato in Occidente è pratica yang, pratica attiva che si concentra principalmente sul movimento e la contrazione muscolare. Molti studenti di yoga prediligono riscaldarsi con asana che infondono i muscoli di sangue, come posizioni in piedi, Saluto al sole, o inversioni. Questa strategia ha senso per lo stretching e il rafforzamento dei muscoli; così come una spugna, l’elasticità di un muscolo varia notevolmente con il suo contenuto liquido. Se una spugna è asciutta, non può allungarsi del tutto senza strappi, ma se una spugna è bagnata, si può ruotare e allungare moltissimo. Allo stesso modo, una volta che i muscoli si riempiono di sangue, diventano molto più facili da allungare.
Lo yang yoga offre enormi benefici per la salute fisica ed emotiva, in particolare per coloro che vivono una vita sedentaria moderna. I Taoisti direbbero pratica yang qi rimuove il ristagno in quanto purifica e rafforza i nostri corpi e le nostre menti. Ma la pratica yang yoga, di per sé, non può adeguatamente preparare il corpo per un’attività yin come la meditazione da seduti. La meditazione da seduti è un’attività yin, non solo perché è fissa ma perché dipende dalla flessibilità del tessuto connettivo.
La prospettiva yoga dell’ “allungare” le articolazioni
L’idea di allungare il tessuto connettivo intorno alle articolazioni sembra in contrasto praticamente con tutte le regole di esercizio moderno. Sia che stiamo sollevamento pesi, sci, o facendo aerobica o yoga, ci viene insegnato che la sicurezza nel movimento significa principalmente muoversi in modo da non sforzare le articolazioni. E questo è un saggio consiglio. Se si allunga il tessuto connettivo avanti e indietro al limite del suo range di movimento o se si applica improvvisamente molta forza, prima o poi ci si farà male da soli.
Il principio di ogni esercizio è stressare il tessuto in modo che il corpo risponda rafforzandolo
Allora perché lo Yin Yoga sostiene l’allungamento del tessuto connettivo? Poiché il principio di ogni esercizio è sforzare il tessuto in modo che il corpo risponda rafforzandolo. Sforzare moderatamente le articolazioni non le danneggia più di quanto il sollevare un bilanciere danneggi i muscoli. Entrambe le forme di allenamento non possono essere praticate con noncuranza, ma nessuna delle due è intrinsecamente sbagliata. Dobbiamo ricordare che il tessuto connettivo è diverso da quello muscolare e deve essere tenuto in esercizio in modo diverso. Anzichè la contrazione e rilascio ritmica che allunga meglio il muscolo, il tessuto connettivo risponde meglio ad un carico lento e costante. Se si allunga delicatamente il tessuto connettivo tenendo una posa yin per un lungo periodo di tempo, il corpo risponderà rendendolo po’ più lungo e più forte, il che è esattamente ciò che vogliamo.
Anche se il tessuto connettivo si trova in tutte le ossa, muscoli, e organi, si concentra soprattutto in corrispondenza delle articolazioni. Infatti, se non si utilizza il proprio range completo di flessibilità articolare, il tessuto connettivo lentamente riduce la sua lunghezza minima necessaria per soddisfare le proprie attività. Se tentate di flettere le ginocchia o inarcare la schiena, dopo anni di sottoutilizzo, scoprirete che le articolazioni sono state “avvolte” da tessuto connettivo accorciato.
In generale, un approccio yin lavora per promuovere la flessibilità in parti del corpo spesso percepitecome non malleabili, soprattutto i fianchi, il bacino, e la parte bassa della colonna vertebrale.
Quando la maggior parte le persone viene introdotta alle idee dello Yin Yoga, esse rabbrividiscono al pensiero di allungare il tessuto connettivo. Ciò non è una sorpresa: la maggior parte di noi ha preso consapevolezza dei propri tessuti connettivi solo quando ha slogato una caviglia, subìto uno strappo alla schiena, o un ginocchio saltato fuori. Ma la pratica yin non è un invito ad allungare tutti i tessuti connettivi o sforzare le articolazioni vulnerabili. Lo Yin Yoga, per esempio, non allungherebbe mai il ginocchio da un lato all’altro; semplicemente non è progettato per piegarsi in quel modo. Anche se lo yin lavorasse con il ginocchio, cercherebbe la piena flessione ed estensione (flessione e raddrizzamento), non sarebbe mai aggressivo nell’allungare questa articolazione estremamente vulnerabile. In generale, un approccio yin lavora per promuovere la flessibilità in parti del corpo spesso percepite come non malleabili, soprattutto i fianchi, il bacino, e la parte bassa della colonna vertebrale.
Naturalmente, si può esagerare nella pratica yin, proprio come si può esagerare con qualsiasi esercizio. Dal momento che la pratica yin è una novità per molti yogi, le indicazioni di superlavoro possono anche essere poco familiari. Poichè la pratica yin non è muscolarmente faticosa, causa raramente muscoli doloranti. Se ci si è davvero spinti troppo lontano, si può sentire un’articolazione come sensibile o persino un po’ storta. Segnali più sottili includono attrito muscolare o spasmi o un senso di dolore o di disallineamento – in termini di chiropratica, essere fuori regolazione -, soprattutto sul collo o sulle articolazioni sacro-iliache. Se una posa provoca sintomi come questi, smettere di praticare per un po’. O, per lo meno, rinunciate al vostro allungamento massimo e concentratevi sullo sviluppo della sensibilità molto più sottile agli stimoli. Procedendo con cautela, si estende solo gradualmente la profondità delle pose e la lunghezza del tempo trascorso in esse.
(Tradotto da: “Why Try Yin Yoga?”, di Paul Grilley, pubblicato su Yoga Journal. Articolo originale (integrale):http://www.yogajournal.com/article/practice-section/yin-yoga-2/”)